Piazza del Quadrato

RIQUALIFICAZIONE ARCHITETTONICA E FUNZIONALE DEL COMPLESSO REGIONALE EX OPERA NAZIONALE COMBATTENTI


con: Arch. Alessandro Catani (consulente aspetti allestitivi e museografici) , Arch. Leonardo Caporale 
(consulente architettonico), Ing. Francesco Marafini (progettista delle strutture), Arch. Aldo Petroccione (coordinatore della sicurezza), Ing. Giorgio Onori (progettista impianti), Dott. Geol. Alessandro Carlomagno (geologo)


oggetto: concorso di progettazione a procedura aperta in due gradi - progetto 4° classificato

località: Latina

anno: 2022

committente: LAZIOcrea S.p.A.

superficie calpestabile: 76.000 mq


 

 

 


 

 

Piazza del quadrato è tra i simboli principali dei primi nuclei di Latina e incarna il massimo significato di insediamento: il borgo rurale che si trasforma in città. L’obiettivo del progetto è quello di rivendicare la vocazione agricola dell’area tramite il recupero, la valorizzazione e la reinterpretazione del patrimonio esistente. La volontà è quella di identificare il comparto come punto di riferimento per l’informazione e la conoscenza del territorio pontino, un luogo di ritrovo culturale e sociale della comunità.

Si è così dato vita ad un restauro del complesso edilizio in questione che si basa sul totale rispetto e recupero dell’idea originale e dei materiali originali, cercando di individuare il “valore storico-materico-artistico” di quanto oggetto di intervento sull’esistente e di quanto oggetto di nuova proposta senza nulla togliere al valore architettonico-artistico originale ma, ove possibile, migliorandone l’uso attuale e la fruizione del bene.

 



La presenza nel lotto di tre situazioni distinte ma correlate lo suddivide idealmente in tre fasi cronologiche. Il passato, con la riorganizzazione spaziale del museo. Il presente, che trova posto nello spazio esterno concepito come un parco pubblico. Il Futuro, che si manifesta con lo “stallino” e con le sue nuove funzioni volte ad esplorare e stimolare associazioni ed eventi culturali per lo sviluppo della città. A fare da legante, fisico e concettuale, tra i tre ambiti sopra descritti c’è un elemento assiale che assume una valenza fondamentale nella struttura dell’area.

 

Le sue radici nascono dalla lettura a scala urbana del tessuto edilizio, in cui risulta evidente l’asse Est-Ovest che dal tribunale giunge fino all’area di progetto, terminando il suo segno proprio nello Stallino. Nel progetto questa direttrice diventa un collegamento fisico e riparato tra i due edifici, un elemento strutturante dello spazio esterno nonchè un vero e proprio “dispositivo tecnologico”. Questa pensilina in acciaio e vetro la si può leggere, con i suoi elementi verticali di sostegno rivestiti in travertino e la pavimentazione trattata con mattoni in laterizio, come una reinterpretazione contemporanea dei ritmici porticati razionalisti. 

La valorizzazione dell’impianto architettonico dell’immobile ha guidato la scelta progettuale della demolizione del fabbricato ad un piano dello stallino su via Montebello, successivo alla costruzione originaria. La demolizione restituisce alla città il prospetto completo dello stallino, mettendo in evidenza l’aspetto vernacolare di quel tipo di costruzione e liberando la facciata che diventa l’ingresso principale all’edificio.

 

Lo spazio esterno dell’area è segnato dal percorso centrale che lo attraversa e lo suddivide concettualmente in due aree diverse ma complementari. La prima, lato Sud, ha le caratteristiche di un Parco, fruibile dagli abitanti anche fuori dagli orari di visita del museo. Il suo disegno a terra, un richiamo alla trama tipica delle operazioni di appoderamento dei campi e della trasformazione agraria, vuole idealmente ritagliare un brano dei terreni agricoli dell’agro pontino e “trasferirlo” in città, generando un pattern di superfici di diversa natura materica (verde, pavimenti antitrauma e frammenti di pavimentazioni storiche) e cromatica. 

La seconda area invece, lato Nord, vuole dare una collocazione precisa alle collezioni esterne presenti oggi nel museo come la lestra, la carbonaia e gli attrezzi agricoli, generando di fatto una nuova ala espositiva all’aperto. Sono state mantenute le piante sacre del foro romano come il fico, la vite e l’olivo, segno rispettivamente di zucchero, vino e olio, mentre la barbabietola, il grano e la canapa sono state introdotte per raccontare quali sono state le tipiche colture post bonifica.